VICENZA : evade il soldato statunitense ai domiciliari dopo gli stupri … e aggredisce ancora

LETTERA AL GIORNALE DI VICENZA

Gentile Direttore,

scrivo a proposito della nuovo caso di violenza compiuta dal militare statunitense Jerelle, di cui hanno parlato suo giornale e altri quotidiani locali, per richiamare l’attenzione sulla questione che già da tempo abbiamo proposto alla discussione pubblica.

L’associazione femminileplurale di cui faccio parte ha infatti organizzato nello scorso 27 novembre un incontro aperto alla cittadinanza per affrontare il problema della violenza diffusa all’interno delle forze armate USA, problema che è emerso in modo drammatico dalle inchieste effettuate recentemente dal Pentagono, documentate da Kirby Dick in “The invisible war” e denunciate al congresso dalla senatrice Kirster Gillibrand.

Nel corso del dibattito, al quale hanno partecipato la giornalista Monica Lanfranco, esperta di problematiche di genere e del conflitto, Valentina Dovigo, consigliera di SEL e l’avvocata Alessandra Buzzi che assiste la donna stuprata e seviziata in luglio dal soldato statunitense Lamarcus Jerelle Gray, è stato evidenziato come sia lo stesso addestramento alle azioni di guerra a determinare nei militari la deumanizzazione del nemico, ovvero l’atteggiamento per cui vengono meno, in chi aggredisce, gli standard etici che normalmente guidano il comportamento, fino a rendere accettabili condotte che altrimenti sarebbero inibite. Ma fa parte della cosiddetta cultura militare anche quel maschilismo che nelle sue forme più diffuse e più pervasive tende a oggettivare le donne e a percepirle come meri strumenti sessuali. Non è un caso, forse, che il militare in questione abbia brutalmente picchiato la vittima e l’abbia trascinata per i capelli, gesto che secondo quanto si legge sulla cronaca del suo giornale è stato ripetuto anche sulla nuova vittima, come se fosse un animale.

Nello stesso articolo si legge anche che sono in corso indagini volte ad accertare le eventuali complicità di altri militari nella fuga di Jerelle, ad indicare un’altra caratteristica tipica delle comunità militari, ovvero la tendenza a coprire i membri del gruppo, anche quando assumono comportamenti riprovevoli: dagli studi compiuti negli USA emerge infatti come dato più allarmante degli abusi odiosi che avvengono all’interno delle forze armate la cultura dell’impunità, che tende a coprire i predatori sessuali e a insabbiare o a scoraggiare le denunce delle vittime, donne o uomini che siano.

Spesso gli aggressori sono predatori seriali, e tale sembrerebbe il comportamento del militare che nel giro di pochi mesi ha stuprato prima una ragazza minorenne e poi due prostitute. Le modalità utilizzate inducono a pensare che anche lo stesso aggressore abbia bisogno di aiuto: chi non vede più una persona nell’altro ha distrutto prima di tutto la propria umanità.

Noi donne di femminile plurale abbiamo inviato fin dal luglio scorso una lettera aperta ai responsabili della caserma Ederle e abbiamo invitato l’amministrazione a parlare di questo problema, dal momento che Vicenza ospita due caserme militari e una costellazione di siti statunitensi che ne fanno il centro più militarizzato d’Europa, ma evidentemente si preferisce evitare di parlare di argomenti che potrebbero offuscare l’immagine dei cordiali rapporti fra i militari e la città.

La nostra iniziativa “La zona grigia, violenza e forze militari” non ha avuto il patrocinio del Comune in quanto una parte dei consiglieri e delle consigliere l’ha ritenuta “non opportuna” in questo momento di felice condivisione di iniziative pubbliche con la Ederle; all’incontro non sono intervenute le esponenti di associazioni femminili che pure nella stessa settimana hanno promosso cortei contro la violenza sulle donne. Evidentemente la violenza non suscita indignazione di per sé, ci sono casi che meno di altri inducono alla mobilitazione in prima persona come cittadine e come donne.

Noi continuiamo a pensare che la violenza sia esecrabile in tutti i casi, che la presenza di due grandi caserme e altri siti militari in città ponga dei problemi ineludibili, che ci sia all’interno del genere maschile e delle forze armate una zona grigia che va indagata.

È necessario nominare il problema per farlo esistere, ed è necessario coinvolgere per primi i soggetti che ne fanno parte: più ampia sarà la risposta più efficaci saranno le forme e i modi che si potranno mettere in atto per affrontarlo.

Antonella Cunico di femminileplurale

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